Dal 2016 è attivo un tavolo di lavoro permanente sulla "prova genetica" che comprende Magistrati e Biologi Forensi. Il Dott. Eugenio D'Orio, Direttore del Bio Forensics Research Center, è presente a questo tavolo di lavoro e dialoga costantemente con i magistrati in materia di uso e corretta valutazione della prova del DNA.
Il Tavolo di lavoro agisce sotto l'egida del Movimento per il Neo-Rinascimento della Giustizia (MOV.RIN.GIU.) presieduto dal giuduce Gennaro Francione; scopo di detto tavolo di lavoro risiede nel massimizzare l'applicazione degli elementi scientifi nel procedimento penale. Detto tavolo di lavoro, permanente, è giunto ormai al 4 anno di attività, va espandendosi sempre più. Il giudice Gennaro Francione, strenuo sostenitore del processo scientifico secondo i dettami dell'epistemologia popperiana, ha fortemente voluto questo dialogo costante con i rappresentanti del mondo scientifico proprio perchè la prova del DNA è spesso un elemento importantissimo nel procedimento penale. Tuttavia, proprio per questa sua importanza, è un elemento scientifico che deve essere sottoposto a rigidi controlli di qualità, sia nell'acquisizione che nel corso degli accertamenti strumentale, ma anche nel momento in cui le risultanze tecniche sono riportate nel dibattimento. In tale fase, infatti, è fondamentale per il magistrato giudicante contestualizzare opportunamente il dato genetico.
Queste osservazioni hanno portato alla stesura ed alla pubblicazione della "Criminologia Dinamica", un protocollo di riferimento per il magistrato giudicante per operare una corretta acquisizione del dato genetico dal punto di vista probatorio. Detta teoria postula che non basta il DNA, quale mezzo identificativo, per aversi prova nel processo; v'è assoluta necessità anche di contestualizzare detto dato genetico andando ad evidenziare "come" e "quando" avvenne la deposizione della traccia biologica oggetto di dibattimento.
Il DNA, se da un lato è lo strumento identificativo per eccellenza, dall'altro nulla può dire in merito ai fattori modali e temporali, importantissimi per la corretta valutazione che deve operare il magistrato.
In tal senso, basandosi sull'art.218 c.p.p., sugli esperimenti giudiziari, è opportuno valutare l'insieme delle tracce biologiche e predisporre esperimenti, e/o ricostruzioni con software specifici, volti a valutare il rapporto di contestualità tra la traccia biologica esaminata ed il fatto reato per il quale è istruito il procedimento.
I lavori, nel corso degli anni, oltre ad aumentare il numero degli esponenti presenti al tavolo, hanno anche prodotto queste proposte per il miglioramento del sistema dell'Amministrazione della Giustizia e dell'uso della prova genetica:
1. Istituzione di un Servizio Nazionale di Scienze Forensi, alle dirette dipendenze della Magistratura giudicante (non come la PG, direttamente dipendente dal Magistrato Inquirente); tale servizio affianca la PG operante sin dall’acquisizione della notitia criminis e segue le fasi di acquisizione delle fonti di prova e di analisi tecnica in laboratorio. Tale presenza dell’organo neutro di scienziati è garanzia ampia, in tutti i momenti, per i giudicanti, del pieno rispetto dei protocolli di acquisizione ed analisi tecnica e, il Servizio, curerà anche la corretta esposizione dei dati scientifici in sede di contraddittorio (ciò per evitare qualsivoglia forma di over-stima o under/stima delle informazioni scientifiche raccolte nelle fasi di indagine).
2. Istituzione del Consulente pro ignoto, il quale interviene ogni qual volta che, in una fase preliminare, il PM disponga lo svolgimento di accertamenti tecnici irripetibili, ex art. 360 c.p.p., in procedimento che è “contro ignoti”; tale figura è fonte di garanzia per il futuro indagato il quale non potrà lamentare che gli atti tecnici, non più eseguibili, siano avvenuti senza garanzie per lui. Si vuole porre una tutela ex- ante per l’indagato/imputato proprio in virtù degli artt. 24 e 111Cost.